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Sia i sistemi fisici che biologici, sono caratterizzati da un numero molto alto di variabili causali, ciò dimostra l’incapacità del meccanicismo di spiegare il mondo microscopico in quanto un effetto è quasi sempre la risultante di più cause, come confermano le teorie quantistiche dei campi.

La domanda che ci si pone è: “come nasce la forma dal caos?”

Secondo gli studi attraverso processi di ricombinazione specifica di segni, segmenti e frammenti si giunge ad una soglia morfogenetica, oltre la quale vediamo emergere quello che apparentemente non c’era prima: la forma.

I geni controllano e dirigono la morfogenesi, ma da soli i geni non sono sufficienti allo sviluppo della forma, in quanto contribuiscono processi organizzativi diversi: l’informazione genetica, quella classica Mendeliana, l’informazione sterica dove un recettore e una proteina si legano e mandano un’informazione, l’informazione Lamarckiana che è l’informazione legata alla forma delle proteine e alla loro trasmissione ereditaria.

L’informazione frequenziale in quanto le cellule, ed in particolare il DNA sono sensibili a onde di frequenza e noi siamo continuamente immersi in questi campi di frequenza, che è la frequenza di ogni singola molecola e di ogni singola proteina.

Un’informazione elettromagnetica: siamo dei circuiti elettrici (i nostri neuroni in definitiva sono dei fili elettrici con un loro campo elettromagnetico, tanto è vero che è necessaria la guaina mielinica per proteggerli.)

Un’informazione non-locale: per il fenomeno dell’entanglement quantistico, accade qualcosa in un luogo e si rileva una risposta correlata a centinaia di chilometri di distanza. Un’informazione antropo-sociale: noi siamo immersi in un ambiente che ci relaziona e ognuno di noi possiede una propria frequenza di risonanza, un’ attività propria, un proprio campo di influenza e non si parla di aura o di altri fenomeni metafisici.

Dunque i geni influenzano lo sviluppo dell’organismo, ma c’è il Campo Morfogenetico che agisce nei confronti dello sviluppo direzionando o modificando la forma dell’organismo.

I campi di informazione sono quelli che definiamo memoria cellulare, memoria della forma. Le cellule hanno una memoria, le proteine hanno una memoria, i materiali hanno una memoria e questa memoria si forma attraverso vie sconosciute.

I campi morfogenetici evolvono nel senso che è l’ambiente a indurre modificazioni; il modello della Causalità Formativa, sviluppato da Rupert Sheldrake nel suo libro “The presence of the past: morphicresonance and the habits of nature” sostiene che ogni tipo di cellula, tessuto, organo, organismo ha il suo campo specifico. Ciò significa che i Campi Morfici sono “strutture di probabilità” in quanto si tratta di un processo di formazione che non è prevedibile e in quanto tale risponde al principio di indeterminazione. Sono strutture eterne, che esistono in una dimensione trascendente indipendente dalla effettiva esistenza degli organismi.

Quindi se la combinazione di segni, segmenti e frammenti è casuale allora la nascita della forma è incalcolabile, imprevedibile, una sorta di arké che si concretizza attraverso un substrato di materia-energia.

Non esistono, infatti, leggi conosciute che implichino la produzione di una sola di queste forme, ma esiste invece, una componente che trascende la nascita della forma.

Questa vita che dietro la materia visibile muove tutta la natura, dai mondi agli atomi, ci invita a porci domande sul rapporto tra visibile e vivente, che sebbene appartenenti a due ordini di esistenza diversi, la scienza dice che entrambi possono generarsi dalla combinazione casuale di segni e materia.

Nonostante le cellule siano materiali di ricombinazione privi di significato, sono comunque capaci di generare universi di significato. Ognuno di noi è unico e l’uomo si distingue da ogni altro grazie al differenziamento delle sue cellule.

E allora dove sono i limiti conoscitivi dell’uomo: l’impossibilità dell’uomo è sempre stata quella di raggiungere l’infinito.