L’opera si ispira alla “Metamorfosi delle piante” di J.W. Goethe dal cui scritto emerge la visione secondo la quale, la foglia rappresenta il modello archetipo di tutte le forme vegetali che nascono e crescono seguendo il ritmo della dilazione e contrazione, verticalità-ascesa, circolarità-spirale.
Dal seme nasce la pianta fogliata che si contrae nel calice, il quale a sua volta si dilata nel fiore raggiungendo il culmine della sua metamorfosi. Ed è nel fiore che si trova il vero mito goethiano dell’amore, il quale, con gli stami e i pistilli contiene in sè entrambi maschile e femminile (principi opposti e complementari) e dalla cui unione nasce il frutto.
Mentre nel mondo animale i due sessi vivono come entità separate, nel mondo vegetale si realizza la simmetria perfetta fra maschile e femminile, i quali dimorando nello spazio della corolla diventano una cosa sola, immersi nella totalità sperimentano una dualità erotica autosufficiente. Goethe suggerisce che il piacere non si raggiunge soltanto con l’amplesso, ma con la vicinanza del puro stare insieme dentro un’unica forma, dimostrando che entrambi uomo e donna, possono risolvere l’enigma dell’esistenza soltanto assieme.
L’emblema del fiore androgino è la rosa, che diventa oggetto e soggetto dell’installazione. L’opera seleziona 4 tipologie di rose botaniche che si pensa risalgano a circa 30-40 milioni di anni fa e che rappresentano la rosa originaria, la progenitrice di tutte le altre rose.
É il giardino dell’amore che tutti noi coltiviamo nel micro del nostro vissuto e nel macro dell’universo. Fino a quando semineremo amore alimenteremo la vita.
Un invito rivolto ai visitatori è quello di partecipare alla semina dei vasi, scegliendo fra le forme e i colori delle rose esposte, la specie che meglio esprime il sentimento dell’amore; così facendo ognuno potrà disegnare il volto di uno spazio collettivo ed universale contribuendo alla crescita e alla metamorfosi dell’installazione stessa.
* Seguono istruzioni per allestimento e manutenzione.
